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Le 6 varietà di riso

Fibre, amido e vitamine del gruppo B: è questo l’identikit nutrizionale del riso, il secondo cereale più coltivato al mondo dopo il grano.

Le varietà di riso sono decine, molte delle quali sono coltivate in Italia, uno dei maggiori produttori europei di questo cereale. Dall’arte culinaria italiana apprendiamo che ciascuna tipologia di riso è adatta ad essere preparata in un determinato modo:

 

1. Il Carnaroli: coltivato tra Pavia, Novara e Vercelli, è il riso degli chef perché per il suo maggior contenuto di amido tiene meglio la cottura lenta, è quindi perfetto per dei risotti corposi.

 

2. L’Arborio: a fare diretta concorrenza al Carnaroli come riso migliore nella preparazione dei risotti è l’Arborio. Questo riso originario di un paese del vercellese, da cui prende il nome, ha dei chicchi molto grandi che sono adatti per la mantecatura.

 

3. Il Vialone Nano: la denominazione completa di questa varietà di riso è Vialone Nano IGP della Bassa Veronese. È perfetto per minestroni e minestre in brodo, ma grazie alla notevole quantità di amido in esso contenuto, è un riso che tende a mantenersi compatto e quindi è ideale per preparare crocchette o arancini.

 

4. Il Venere Nero: dal Piemonte giunge sulle nostre tavole questa varietà di riso nero dal sapore aromatico, ricco di antiossidanti e che, rispetto ad altre tipologie di riso, presenta una maggior percentuale di proteine, fibre e sali minerali. Per questo il Venere Nero è indicato nell’alimentazione dei bambini, delle donne in gravidanza, degli anziani e negli stati di convalescenza. Per il suo naturale colore bruno è un riso molto “scenografico”, perfetto quindi nelle occasioni speciali (guardate come l’abbiamo impiegato nei menu speciali di San Valentino e nei menù di Natale).

 

5. L’Originario: il riso è spesso ingrediente centrale di diverse ricette per dolci, come nella nostra reinterpretazione della torta sbrisolona. L’Originario è un riso, dai chicchi piccoli e tondi, perfetto per essere impiegato proprio nei dolci.

 

6. Il Basmati e il Tailandese: ormai è diventato molto comune trovare nei supermercati queste due varietà di riso orientali. Entrambi si caratterizzano per dei chicchi lunghi dal sapore dolciastro che durante la cottura sprigionano un aroma intenso. Per il loro gusto deciso queste qualità di riso non necessitano di condimenti e sono perfette per preparare insalate fredde o per accompagnare legumi e verdure.

 

Qualsiasi varietà di riso si scelga di preparare, è sempre bene sceglierne un riso integrale biologico, così da evitare di introdurre insieme ai chicchi eventuali tracce di pesticidi. Consumare riso integrale contribuisce ad aumentare l’apporto di fibre e vitamine, soprattutto del gruppo B fondamentali per trasformare l’amido in energia per l’organismo.

 

Ultima curiosità: avete mai sentito parlare di riso Parboiled? È  prodotto con una lavorazione che ha origini antichissime in cui il riso integrale viene immerso in acqua calda per sciogliere le vitamine ed i sali minerali contenuti nel rivestimento esterno e nel germe. Così questi principi nutritivi sono trasferiti nel chicco e sigillati nel suo nucleo, per mezzo del vapore.

 

  1. Buongiorno!
    bellissimo l’articolo molto interessante, ho solo una domanda, tutti queste varietà di riso si possono trovare biologiche?. Il riso Parboiled mantiene veramente le proprietà del chicco, come lo fa uno integrale? o dentro di questa vaporazione o processo si perdono dei nutrienti?, grazie mille aspetto la sua risposta, bella settimana!

    1. Ciao Andrea! Il riso Parboiled mantiene pressoché inalterate le proprietà grazie alla cottura industriale a vapore. Sono un’ottima soluzione per quando si ha poco tempo ma è sempre meglio puntare sul riso integrale 🙂

  2. Buongiorno! articolo molto interessante. Grazie! Una informazione, ho visto che in commercio si trova anche il riso semi-integrale. che caratteristiche ha e come lo si puo’ utilizzare? cuoce piu’ velocemente del riso integrale? grazie!

    1. Ciao Lorena, grazie per averci scritto!
      Rispetto al riso integrale, quello semi integrale è carente della parte esterna, ossia della crusca che rappresenta la fibra. Questo significa che ha un indice glicemico maggiore anche se mantiene il germe, fonte di grassi sani e di vitamine. Se volessimo, quindi, costruire una graduatoria, il riso integrale risulta il migliore, a seguire quello semi integrale che può essere una buona soluzione mentre è meglio evitare il più possibile il riso raffinato (brillato).
      Per quanto riguarda la cottura, il riso semi integrale cuoce più velocemente rispetto all’integrale, infatti, ha tempi vicini a quelli del riso raffinato. Quindi è ottimo per piatti sani da preparare velocemente! 🙂

  3. A scuola ci avevano insegnato anche il “Carolina” !!!! Ed erano solo 4 tipi ! Parlo degli anni 50/60 !!!!!

    1. Ciao Vanessa, grazie per averci scritto.
      La composizione in amido delle diverse varietà di riso è mediamente la stessa. Per quanto riguarda il rilascio di amido le varietà che subiscono meno questo fenomeno in cottura sono quelle che appartengono alle categorie “fini” o “superfini” come: Ariete, Cervo, Drago, Ribe, Sant’Andrea, Arborio, Carnaroli, Baldo, Roma, Volano, Graldo, Panda, Pegaso, Thaibonnet.
      Di certo la scelta migliore sarebbe quella di scegliere un riso nella sua versione integrale che fornisce una buona quantità di fibre, minerali, vitamine e fitocomposti e che proprio grazie alla presenza degli strati di fibra che avvolgono l'”anima” di amido non permettono il rilascio di quest’ultimo in cottura.

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