loading

Questione di stile

Secondo un recentissimo sondaggio dell’Eurobarometro, sistema di studi periodici voluti dal Parlamento europeo per meglio comprendere lo stato dell’opinione pubblica dei Paesi membri, i cittadini europei ritengono che il problema più grave che il mondo si trova ad affrontare siano i cambiamenti climatici. Oltre nove persone intervistate su dieci, cioè il 93%, li considerano un problema grave e quasi otto su dieci, cioè il 78%, molto grave.

Dunque, nonostante la pandemia e le difficoltà economiche che ne sono conseguite, secondo questo sondaggio noi Europei siamo consapevoli dei rischi a lungo termine rappresentati dalla crisi del clima e della biodiversità e ci aspettiamo un’azione risolutiva da parte dell’industria, dei governi e dell’Unione europea.

Oltretutto dimostriamo di avere una chiara consapevolezza che la lotta contro i cambiamenti climatici porta con sé opportunità per i cittadini dell’Unione europea e per l’economia europea. Tant’è che quasi otto europei su dieci, cioè il 78%, concordano sul fatto che l’azione a favore del clima si tradurrà in innovazioni che renderanno le imprese europee più competitive, e sul fatto che promuovere la competenza dell’UE in materia di energie pulite in paesi extraeuropei possa contribuire a creare nuovi posti di lavoro nell’Unione stessa. Un’altra buona notizia è data dagli oltre sette europei su dieci, il 74%, che sono convinti che i costi dei danni causati dai cambiamenti climatici siano molto superiori agli investimenti necessari per la transizione verde.

Ciò nondimeno esiste ancora un 41% che pur comprendendo la natura grave del problema non ha tuttavia ben chiaro cosa possa fare singolarmente per assumersene la responsabilità in termini di comportamenti individuali. Infatti, meno della metà degli intervistati confida di aver fatto qualcosa di concreto negli ultimi sei mesi.

Sarà vero che abbiamo ben capito la teoria ma ancora siamo indietro nella pratica?

Sembrerebbe di sì. Emerge infatti dallo stesso studio che l’azione più comune che compiamo è cercare di ridurre i rifiuti e separarli regolarmente per il corretto processo di riciclaggio. E a parte destinare una certa fiducia nello scegliere le auto elettriche, ci aspettiamo che il grosso del lavoro lo facciano la politica e i governi.

Eppure, a livello individuale possiamo fare molto! Ne abbiamo avuto le prove recentemente attraverso gli effetti benefici sull’ambiente prodotti dalle misure restrittive adottate a livello planetario per contenere la pandemia nel corso del 2020: un benefico calo delle emissioni di anidride carbonica di circa 2,4 miliardi di tonnellate (GtCO2), un risultato mai precedentemente registrato. E sappiamo anche che l’inizio del periodo post-Covid con il nostro ritorno a condizioni di vita meno stringenti non ha tardato a manifestare i propri effetti. Solo nel nostro Paese, per fare un esempio sotto i nostri occhi, l’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, prevede che le emissioni sull’intero territorio nazionale quest’anno saranno superiori dello 0,3% rispetto al 2020 e saranno la conseguenza della ripresa della mobilità e delle attività economiche.

Tuttavia, c’è un ulteriore fattore da tenere in conto: le nostre abitudini digitali. Un fattore apparentemente innocuo ma che di poco conto non è poiché le nostre attività digitali hanno un peso e un costo che non siamo abituati a calcolare.

Per capire la portata del fenomeno dobbiamo partire dal numero delle persone che accedono a Internet. Ebbene, essi ci dicono che se l’aumento delle nuove utenze già rispondeva a ritmi sostenuti, negli ultimi mesi è ulteriormente cresciuto, e non solo perché grazie alla rete abbiamo potuto rispettare le regole di distanziamento fisico svolgendovi le diverse e molteplici attività lavorative, professionali, commerciali. Tant’è che nessun settore produttivo è rimasto escluso dalla formidabile accelerazione che la gestione della pandemia ha impresso alla rivoluzione digitale che sta avvenendo nel mondo del lavoro. Cosicché a inizio anno il numero degli utenti di Internet nel mondo superava i 4,7 miliardi, cioè oltre il 60% della popolazione mondiale complessiva. Ed è un numero in continua crescita se consideriamo il ritmo con cui arrivano i nuovi utilizzatori: nei 12 mesi precedenti se ne sono contati più di 300 milioni. Per quanto la rete possa apparirci una dimensione impalpabile e asettica, tuttavia, ha un potere inquinante che non siamo ancora capaci di vedere. Infatti, se Internet fosse uno Stato, sarebbe il quarto al mondo per emissioni di CO2. È un dato di fatto messo in evidenza da uno studio del Global Carbon Project.

Dunque, anche se non lo vediamo direttamente, l’impatto ambientale c’è ed è dovuto a diversi fattori. Ovviamente il primo riguarda i processi di produzione e di smaltimento degli strumenti che usiamo per far funzionare Internet. Ma non dobbiamo lasciarci suggestionare dall’idea di leggerezza che la parola “cloud” richiama, poiché in essa rientra l’intera infrastruttura fisica che serve a Internet per arrivare ovunque nel mondo: un’infinita quantità di cavi, un enorme numero di giganteschi data center, di router, di switch, ecc. che per funzionare richiedono energia. A quel consumo di energia dobbiamo aggiungere anche quello che singolarmente sosteniamo quando utilizziamo la rete per qualsiasi attività.

Come sappiamo l’energia produce COquando essa proviene da fonti fossili (carbone, petrolio, gas naturali) e non da fonti rinnovabili (idroelettrica, solare, eolica, marina, geotermica). Può essere utile sapere che un’ora di videochiamata ne produce 170 grammi. Un’ora di streaming 100 grammi. Un tweet 0,2 grammi. Una mail dai 4 ai 50 grammi, dipende dalla quantità e dal “peso” degli allegati che inviamo. Le stime dei più recenti studi ci dicono che nel 2040 l’incidenza del digitale sulla produzione di gas serra sarà del 14% rispetto alle emissioni globali.

E non abbiamo difficoltà a crederci visto che attualmente ogni utente digitale è responsabile della produzione di 414 chilogrammi di CO2 all’anno. Alla luce di questi dati che certamente ci danno un punto di osservazione molto preciso viene da chiedersi: è solo Internet in sé a inquinare o i nostri comportamenti? Le nostre abitudini quando sono radicate in un terreno di inconsapevolezza rischiano di far diventare anche la tecnologia,  che invece è essenziale nel progresso dell’intera umanità, uno strumento altamente inquinante e dannoso per la salute del Pianeta. L’uso indiscriminato ed eccessivo degli smartphone, dei social, delle piattaforme di messaggi, genera un enorme impatto ambientale che alla fine ricade su tutti noi in termini di salute, qualità dell’aria, dell’acqua, delle città e delle località in cui viviamo.

Anche se crediamo di non aver speso un euro per un post o uno streaming in più, in realtà ci stiamo accollando l’altro costo, quello non immediatamente monetizzabile. Per questa ragione invito ciascuno di noi singoli individui a contribuire a creare una nuova cultura d’uso degli strumenti di cui disponiamo. Abbiamo i mezzi intellettuali e strumentali per adottare direttamente e in prima persona un nuovo approccio che sia orientato all’equilibrio, e abbiamo anche il dovere di influire, orientandola in tal senso, nella nostra sfera di relazioni.

Possiamo e dobbiamo aderire a modelli comportamentali basati sulla sobrietà digitale. Possiamo ad esempio sostituire meno frequentemente i nostri dispositivi, possiamo gestire il bisogno, che è tutto tranne che un bisogno reale, di inviare e condividere in maniera seriale video, immagini, selfie, possiamo eliminare le app che non usiamo evitando così quel traffico dovuto ai continui aggiornamenti di cui non abbiamo cognizione, possiamo cioè decidere di selezionare quello che ci serve, ci è utile, ci piace, ed eliminare il resto, perché quelle immagini superflue, quei post superflui, quelle chat superflue, sono un costo per tutti, compresi noi, e in più non aggiungono nulla di sostanziale alle nostre vite. È una questione di stile: scegliamone uno più sano.

Puoi seguire Oscar Di Montigny nel suo sito e nei suoi canali social
Sito: www.oscardimontigny.it/
Twitter: @oscardimontigny

Facebook (profilo personale): facebook.com/oscar.dimontigny
Facebook (pagina): facebook.com/DiMontigny/
Instagram: @oscardimontigny