Sarà per il colore carminio dei suoi grani (613 secondo la tradizione ebraica), sarà per il profumo vivo che sprigiona dalla sua scorza coriacea o per la sua straordinaria capacità di evocare le immagini dell’autunno: la melagrana è da sempre uno dei frutti più presenti in letteratura, poesia e pittura.
In tutte queste espressioni d’arte la melagrana riveste da millenni una valenza simbolica fortissima facendosi emblema di fertilità, abbondanza e rinascita.
La vediamo rappresentata in molte decorazioni cristiane (da Botticelli a Da Vinci), la leggiamo tra le righe del Cantico dei Cantici di San Francesco e nel Pianto Antico di Giosuè Carducci, componimento dedicato al compianto figlio Dante dove l’albero del melograno è metafora di vita e resurrezione:
“L’albero a cui tendevi
la pargoletta mano, il verde melograno
da’ bei vermigli fior,
nel muto orto solingo
rinverdì tutto or ora
e giugno lo ristora
di luce e di calor. …”
(G. Carducci – Pianto Antico, 1871)
Ma è forse Federico Garcia Lorca che più di ogni altro autore esalta le qualità straordinarie della melagrana nella sua personale ode a questo frutto:
“E’ la melagrana profumata
un cielo cristallizzato.
Ogni grana è una stella
Ogni velo è un tramonto.
…
E’ un’arnia minuscola
col favo insanguinato,
e le api l’hanno formata
con bocche di donne.
Per questo scoppiando ride
con porpore di mille labbra…
…
O melagrana aperta, tu sei
una fiamma sopra l’albero,
sorella carnale di Venere,
riso dell’orto ventoso.
Ti circondano le farfalle
credendoti un sole fermo
e per paura di bruciarsi
ti sfuggono i vermi.
Perché sei la luce della vita,
femmina dei frutti. Chiara
stella della foresta
del ruscello innamorato.
Potessi essere come sei tu, frutto,
passione sulla campagna!”
(F. Garcia Lorca – Canzone orientale, 1920)
È il cantico delle creature di San Francesco, il cantico dei cantico è un libro dell’antico testamento.