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Facciamo la pace tra desideri e bisogni

Oggi tendiamo a credere che qualcosa, per il solo fatto che ci piace, che lo desideriamo ardentemente e per il fatto che non averlo ci fa soffrire, diventi per noi automaticamente un bisogno. Nel nostro mondo di oggi e nel nostro attuale modo di pensare, il desiderio tende a diventare e confondersi con il bisogno.
Viviamo in un’epoca in cui il desiderio è il grande protagonista della nostra vita: è il fuoco, l’energia che ci tiene in movimento, che ci fornisce la motivazione per affrontare le nostre lunghe e faticose giornate. Ci fa sentire vivi.
Superata l’infanzia, durante la quale ci viene insegnato che non si possono soddisfare tutti i nostri desideri, che non possiamo mangiare tutti i gelati che vogliamo e avere tutti i giocattoli che ci piacerebbe acquistare, diventiamo adulti e crediamo di avere imparato a desiderare ciò che è meglio per noi. Così, quando desideriamo qualcosa, facciamo il nostro massimo per averla, sicuri che il nostro desiderio ci stia guidando verso ciò che ci renderà felici.
Ma se non fosse così?
Per capire la differenza tra desiderio e bisogno e cominciare a guardare con più attenzione ai nostri desideri, possiamo farci aiutare da un altro punto di vista, dalla saggezza di un’altra epoca.

Per gli antichi Greci il desiderio era un dio, Eros. Un dio raffigurato come un bambino o un giovane, spesso bendato, che lanciava quindi un po’ a casaccio le sue frecce. Era temuto dagli stessi dèi perché il desiderio ardente di questo dio ragazzino poteva causare disastri, indurre a rompere patti e a violare leggi e regole e distruggere così istituzioni, legami, relazioni, amicizie. Eros era figlio di Afrodite, la dea della bellezza e del piacere: le sue frecce rendevano bello e piacevole ciò che si trovava di fronte a chi ne era colpito.
Per gli antichi Greci il desiderio era dunque un dio molto pericoloso. L’unica divinità immune dal potere delle frecce di Eros era Atena, la dea della saggezza, l’unica forza che poteva proteggere dai pericoli, dai disastri e dalle sconfitte verso le quali il desiderio può condurci: Atena, proprio per questo, era spesso raffigurata in compagnia di Nike, la dea della Vittoria.
La dea della necessità, e quindi del bisogno, invece si chiamava Ananke per i Greci, e Necessitas per i Romani. Tra i Greci pochi erano ammessi al suo culto, tra i Romani non aveva altari dove potesse essere adorata. Non aveva corpo, non aveva raffigurazioni, non aveva volto. Eppure guidava il destino di ogni essere, sia che si trattasse di uomini che di dèi. Nessuno poteva opporsi alla sua forza: opporvisi poteva significare andare incontro a tragedie, sconfitte, perdite terribili.
Per l’antico mito greco soltanto la saggezza può aiutarci a dare un volto alla necessità: soltanto la saggezza può guidarci verso ciò che sono davvero i nostri bisogni, ciò che è necessario per la nostra vita, salute e felicità, senza subire il potere delle frecce del desiderio incontrollato.

Serve certamente saggezza per ascoltare la voce dei nostri bisogni nella profondità di noi stessi e serve molta saggezza per dare ascolto alla saggezza negli altri quando siamo già adulti. Ma serve ancora più saggezza per mettere in pratica questi saggi consigli e dirigere il nostro desiderio verso ciò che è per noi un vero bisogno.
Ma per fortuna Atena, la dea della saggezza, amava aiutare i giovani eroi, quelli impegnati nelle imprese più difficili: Atena proteggeva attentamente Eracle, Giasone e Odisseo nei loro pericolosi viaggi e tremende fatiche. Se davvero ci affideremo a questa energia profonda, essa ci aiuterà a guidare il nostro desiderio verso la vittoria più bella: quella su noi stessi, e la conquista della pace tra desideri e bisogni nel nostro cuore.