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Diventare i migliori PER il Mondo

Una delle azioni che compio con una certa frequenza nei vari consessi in cui vengo chiamato a esprimere la mia visione, è sollecitare le persone che sono venute ad ascoltarmi, a riflettere sulle parole “ricchezza” e “prosperità”. Perché lo faccio anche in queste pagine? Perché sono convinto che nel nostro presente così frenetico e complesso, perderne la comprensione più profonda e accettare che una narrativa banalizzante le usi come sinonimi, significhi compiere un errore epocale che può interferire nella formulazione delle nostre ambizioni e quindi dei nostri obiettivi di vita.

Senza scomodare tomi polverosi e andando sull’edizione online della Treccani, troveremo la prova che la “ricchezza” è il complesso dei beni, mobili e immobili, posseduti da un individuo, una famiglia, una persona giuridica o una nazione. Quindi, beni materiali e immateriali soggetti a valutazione economica.

Prosperità” ha invece un significato più alto, largo e profondo che arriva a comprendere la sfera psicologica e fisica della persona definendo una condizione di certo economicamente favorevole e suscettibile di sviluppi positivi, ma anche di benessere, agiatezza, floridezza e felicità.

Se da un lato la ricchezza, che esprime lo stato di abbondanza di beni materiali presenti in quantità nettamente superiore al necessario, non comprende obbligatoriamente la prosperità (si può essere immensamente ricchi e non godere di una vita felice, positiva e florida), dall’altro lato invece, visto che la prosperità comprende anche la ricchezza insieme all’altra gamma di condizioni di benessere fisiche e psicologiche di cui abbiamo detto, non si può essere prosperi senza essere ricchi.

Allora perché noi esseri umani abbiamo fatto della ricchezza un driver più potente della prosperità?
Il quadro della ricchezza a livello planetario è purtroppo molto chiaro e ci dice che è concentrata nelle mani di pochissimi. Secondo l’ultimo rapporto Oxfam (Oxford committee for Famine Relief, il movimento globale che lotta contro l’ingiustizia della povertà) l’1% più ricco del Pianeta detiene quasi la metà della ricchezza netta totale, mentre 3,8 miliardi di persone, pari alla metà più povera, possono contare appena sullo 0,4%. L’anno scorso, 26 ultramiliardari possedevano da soli l’equivalente ricchezza della metà più povera, nel 2017 gli ultramiliardari erano 43. Anche da noi, in Italia, il quadro non differisce di molto: il 20% più ricco dei nostri connazionali possiede circa il 72% dell’intera ricchezza del Paese. Su questi equilibri il sistema globale non può reggere.  Dobbiamo alleggerire il peso altrimenti lasceremo alle nuove generazioni un mondo chiaramente insostenibile.
Ma come possiamo invertire la rotta di un mondo guidato da obiettivi di ricchezza? Per spiegare la mia idea uso una frase veramente potente che un indigeno di una tribù primitiva brasiliana ha detto allo scrittore Michael Ende: “Siamo andati così tanto avanti in questi anni che ora dobbiamo fermarci per consentire alle nostre anime di raggiungerci”.

Ecco, credo che i tempi siano maturi affinché tutti noi, Nuovi Eroi, ci impegniamo ad agire per ri-animare l’economia. Per ridarle anima scegliendo come obiettivo esistenziale la prosperità di tutti. E quale strumento migliore abbiamo se non un cambiamento culturale condiviso? Qualsiasi cambiamento avvenga nel nostro piccolo spazio individuale, influenza il Tutto perché siamo tutti interconnessi.
È per questo che credo fermamente che la soluzione siamo noi. Tu, Io, Noi. E quale contesto migliore delle aziende conosciamo come luogo in cui questo Noi maggiormente si manifesta, si aggrega, unisce gli sforzi per raggiungere un traguardo?
Oggi il 64% delle persone chiede proprio alle aziende di essere fautrici del cambiamento. Potrà sembrare sorprendente, ma le generazioni più giovani, le cosiddette Generazioni Z e Y, non si aspettano tanto l’innovazione tecnologica, si aspettano che facciano “la cosa giusta”. Cioè a dire, le generazioni maggiormente esposte all’uso più pervasivo della tecnologia la trovano un fattore ininfluente nella scelta di questo o quel prodotto, questo o quel servizio, rispetto ai valori, alla vocazione dell’azienda a cui accordano la propria fiducia.

Ecco perché, pur credendo nei propositi dell’Economia Circolare, che comunque ci ha permesso di fare un grande balzo in avanti sulla strada della consapevolezza, credo che si debba andare oltre, verso un’Economia Sferica. Un’economia che conosca e tenga conto degli effetti che le nostre azioni hanno sui 7 livelli da cui dipendono e con cui interagiscono le esistenze di ciascuno di noi. Un concetto che in Economia 0.0 ho definito nel modello delle 7P. Ciascuna nostra azione, qualsiasi essa sia, ha il potere di influire sui 7 livelli dell’esistenza: sull’uomo (Person), sull’umanità (People), sulle relazioni (Partnership), sulla ricchezza (Profit), sulla prosperità (Prosperity), sulla nostra Madre Terra (Planet), sulla convivenza pacifica (Peace).

Ciascuna nostra azione dipende dagli stessi 7 livelli. Quando nostro figlio, per fare un esempio semplicissimo, al momento di chiudere l’ombrellone o lasciare il parco, insieme ai giocattoli raccoglie anche la propria bottiglietta vuota per depositarla nel bidone giusto dei rifiuti, compie un gesto di cui essere doppiamente orgogliosi poiché dimostra buona educazione e avvia il processo di riciclo che a sua volta ha due effetti: non abbandona nell’ambiente creando sia danno sia peso economico, reimmette nel ciclo produttivo ricreando opportunità. Entrambi gli effetti sono per-il-Bene suo (Person), ma anche nostro, di tutte le altre persone, degli animali, del territorio, dell’ambiente (Planet, People, Person) della prosperità di una città e di una società in termini di minori costi e migliore qualità della vita, della salute, del benessere, della socialità (Prosperity, Planet, People, Person, Peace) e di maggiori opportunità di lavoro dovute alle varie possibilità di riutilizzo delle plastiche (Partnership, Profit, Prosperity, Peace, Planet, People e di nuovo Person).
Sta a noi dunque. A ciascuno di noi. A me e a te. Per favore, sii importante.

 

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